Calcio, metà antro di Polifemo e metà laboratorio del destino. Il ricordo fresco fresco di Napoli-Cagliari suggeriva prudenza. E dopo aver visto la papera con la quale Henderson aveva offerto il successo al Liverpool, sono ancora qui che penso a come sarebbe finita, a Sheffield, con Berisha fra i pali (voto 8). Berisha è il portiere della Spal, numero uno in tutti i sensi: almeno oggi. Le sue parate (sei? sette?) hanno tenuto il tabellino entro proporzioni umane.
E’ la prima vittoria della Juventus con due reti di scarto. Niente di che. La Spal, decimata, si è presa i primi tiri, innocenti, e poi ha giocato come sa: aspettando Godot. La Juventus, viceversa, gioca studiando Sarri, e viceversa. Mancavano i terzini, surrogati da Cuadrado (6) e da Matuidi (5,5), addirittura. Che tendeva ad accentrarsi, scoprendo la fascia.
C’era Rabiot (4), più tormento che talento. C’era Ramsey trequartista (6,5). C’era di nuovo Cristiano (6,5), con Dybala (7). C’è stata partita fino al 40’, poi più. E questo, naturalmente, leviga i giudizi, smussa i superlativi, spegne i neon delle metafore.
In attesa del Bayer e dell’Inter, una cosa si può dire, senza sbattere i pugni sul tavolo o alzare la voce: alla ripresa, invece di amministrare il gruzzolo, Madama ha continuato a pressare, a recuperar palla, a invadere l’area ferrarese, con o senza centravanti, rischiando niente (salvo una «bonucciatina» agli sgoccioli).
Il piccolo Omar continua a non segnare, ma ha fatto segnare. E’ Pjanic (7) che non smette: dopo Brescia, un destro di così raffinata coordinazione da meritarsi la coccola di Valdifiori. Mi è piaciuto Khedira (6,5), e persino De Ligt (6,5). Dimenticavo: sono contrario alle staffette tra i portieri, ma i record eccitano Buffon e allora mi ritiro in buon ordine.